Il primo lavoro per il grande schermo di Osama Chami, assistente personale di Pedro Almodóvar, ha aperto la 38a edizione del MiX Festival di Cinema LGBTQIA+ e Cultura Queer di Milano. Un’ode al diritto a perdere la strada per ritrovare la bussola solo quando capita, all’amicizia al maschile tra uomini gay ed etero e alla settima arte.

 

Una pelicula barata racconta la storia dell’incontro tra Fede e Iván, le cui esistenze si sono temporaneamente arenate come due sceneggiature le cui trame non riescono a proseguire. Entrati per questo in connessione, il loro rapporto si sviluppa grazie a un susseguirsi di conversazioni in apparenza disimpegnate che, un po’ per caso e un po’ per gioco, creano una loro bolla di protezione. 

Fede (Enrique Gimeno) è un uomo gay che attraversa un momento di depressione mentre è in congedo dal lavoro per malattia. Ha lasciato un anno prima il suo compagno, e la persona per cui aveva interrotto la relazione ha finito per abbandonarlo a sua volta. Alla ricerca apatica di un nuovo sé stesso, non vuole fare nulla e si ritrova a trascorrere le giornate guardando film, leggendo libri e andando al parco. È là che dopo molto tempo rivede Iván (Jorge Motos) un giovane etero figlio di una coppia di amici dei suoi genitori, anche lui a suo modo inquieto e perso nei propri pensieri. 

Iniziano così a raccontarsi, a fare cose insieme, a confidarsi, avvicinandosi e respingendosi in base ai reciproci stati d’animo del momento. Quando Fede si rende conto che Iván soffre di forti traumi (il padre abbandonò la famiglia quando era piccolo) cercherà di aiutarlo a superarli. La loro estate prenderà pieghe impreviste e alla fine di questo percorso entrambi si troveranno cambiati.

Osama Chami ha deciso di realizzare il suo film d’esordio autoproducendosi con un budget ridotto all’osso e in solo sette giorni, da qui il titolo che significa letteralmente una “pellicola poco costosa”, ma l’aggettivo barato può anche voler dire “essere di poco valore” in senso sia materiale sia figurato. Un sentimento che di frequente ci attanaglia nei momenti in cui l’autostima scende a livelli che diventano in apparenza ingestibili. Se riemergere è possibile, il difficile spesso e volentieri è capire come riuscirci. 

Accompagnato dalla straordinaria musica di Bruma, il racconto oscilla di continuo tra il dramma e la commedia, con uno stile visivo molto naturalistico e spontaneo intramezzato da spezzoni di vecchi film muti in bianco e nero tra cui Nosferatu il vampiro (diretto da F. W. Murnau nel 1922 e considerato uno dei capisaldi indiscussi del cinema espressionista tedesco), e cosparso di citazioni e dettagli grandi o quasi impercettibili di storia del cinema. Abbiamo incontrato il regista per farci raccontare qualcosa di più.

Enrique Gimeno e Jorge Motos

Prima della proiezione in sala hai detto al pubblico che c’erano altre opzioni per il titolo. Ci puoi dire qualcosa di più al riguardo?

Al di là del poco capitale che avevo a disposizione il titolo che ho scelto descrive anche come si sentono i due protagonisti. Se fosse un lungometraggio sulla loro vita (dura solo 62 minuti, N.d.A.) sarebbe un film molto indipendente, economico e dove non succede nulla di speciale. Fede e Iván pensano che le loro vite siano insignificanti e che non meritano gli accada nulla di buono o di essere felici. Sono disorientati, annoiati e si sentono soli. Volevo raccontare in immagini qualcosa di intimo che non si riesce a spiegare a parole. A proposito di altri titoli uno che avevo in testa e mi piaceva molto era Dos tristes tigres (due tristi tigri), ma alla fine ho scelto Una pelicula barata perché racchiude diversi piani di lettura, non solo che è stata realizzata senza tanti soldi.

L’incontro iniziale al parco tra Fede e Iván sembra quasi karmico: due uomini molto differenti che lottano per scappare dal momento di blocco in cui stanno e riprendere una rotta.

Effettivamente c’è una parte di destino, ma in fondo la famiglia che crei con gli amici non ha in sé qualcosa di esoterico? Capita di incontrare gente molto diversa da te in momenti strani della vita, come mentre sei in coda al cinema o nel bagno di un locale, e di sorprendersi che questa persona all’istante entra a far parte del tuo giro di affetti.

Non se conosci l’espressione inglese stag hag, un uomo etero molto amico di un uomo gay, che è l’equivalente della più classica fag hag o frociarola. Il finale del tuo lavoro è aperto e mi chiedevo se Fede e Iván continueranno a vedersi…

Vuoi sapere se la loro storia si convertirà in amore? Non mi sono posto la domanda se Iván era etero, bisessuale o cosa. Nella mia testa è sempre stato con delle ragazze, però se capiterà di colpo che gli piace un ragazzo magari se ne innamorerà. Credo che per le nuove generazioni di ventenni sia più normale non definirsi, essere fluidi come si dice adesso. Il film è un inno all’amicizia, una storia in cui è importante o forse no curare vecchie ferite, risolvere o dimenticare drammi del passato, andare avanti senza essere accompagnati da nessuno lungo il cammino oppure sì.