Il primo amore non si scorda mai ed è così travolgente da far perdere qualsiasi punto di riferimento con la realtà. Un giro di boa nella vita, indipendentemente dall’epoca in cui accade. Da un libro letto con passione in gioventù, arriva dalla Francia una pellicola realizzata in età adulta, con molto sentimento, da un acclamato regista gay.
L’ultimo film di François Ozon, vincitore del premio del Pubblico BNL alla 15a edizione della Festa del Cinema di Roma, è un adattamento sia fedele sia personale del romanzo Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers, pubblicato nel 1982, che il regista ha trasposto per il cinema in Estate ’85, lavoro nostalgico e romantico, ma anche comprensibilmente idealizzato considerando l’anno in cui si svolge.
Il libro, che in Italia è edito da Rizzoli nella collana Best Bur, si svolge in Inghilterra e nacque da un breve articolo apparso nel 1966 all’interno del quotidiano The Guardian, che riportava una notizia su un ragazzo di sedici anni convocato davanti al tribunale con l’accusa di aver dissacrato una tomba. Quando comparì per la seconda volta, l’assistente sociale cui era stato affidato aveva riferito al giudice che lui aveva fatto giuramento con un amico che se uno di loro fosse morto l’altro avrebbe ballato sulla sua sepoltura.
All’epoca in Gran Bretagna essere omosessuale era illegale e l’autore, che era un insegnante di scuola superiore, ci mise circa quindici anni a elaborare la versione definitiva della storia, non autobiografica però contenente episodi della sua vita. L’amore gay fra adulti consenzienti nel frattempo era diventato legale, ma non per ragazzi di età inferiore ai ventuno anni come i due protagonisti, per cui la casa editrice fu decisamente coraggiosa nel mandarlo alle stampe.
La pellicola di Ozon, invece, è ambientata in Francia e presenta parecchi cambiamenti rispetto al romanzo, diventando sia un lavoro originale sia un omaggio alla lettura che fece nel 1985 all’età di 17 anni. Un colpo di fulmine letterario, che gli ha segnato l’esistenza, per una storia passionale tra due ragazzi raccontata con semplicità e senza sensi di colpa, problemi o tabù. Un approccio evoluto e moderno notevolmente raro anche prima dell’arrivo dell’AIDS.
Estate 1985 a Le Tréport, cittadina balneare sulle coste della Normandia. David, diciottenne molto sicuro del suo fascino seduttivo, salva il sedicenne Alex che ha scuffiato dalla sua barca a vela in mezzo al mare prima dell’arrivo di una tempesta. Riportato a riva e accompagnato a casa di David che lo presenta alla madre, estroversa e un po’ sopra le righe, Alex si accorge che ha appena conosciuto l’amico del cuore dei suoi sogni.
Da lì il passo verso la scoperta del proprio orientamento sessuale, dei piaceri del corpo e del senso di libertà dato dal primo innamoramento sarà breve, quanto quello dello scontrarsi con la gelosia e il nascondersi agli occhi di genitori che vedono solo ciò che vogliono, incapaci di capire e senza strumenti per accogliere questa realtà.
Come il regista ha dichiarato nelle interviste, anch’io mi sono chiesto che effetto benefico avrei ricevuto vedendo questo film in quegli anni ’80 segnati dall’inizio della pandemia dell’AIDS, tema volutamente ignorato per dare spazio all’innocenza, alla spensieratezza e al transito dall’adolescenza all’età adulta, già di per sé pieno d’incognite e punti interrogativi.
Nel 1985 le rappresentazioni gay al cinema e in letteratura erano quasi solo macchiettistiche o drammatiche, quindi mi piacerebbe sapere quanto e come si emozioneranno i giovani LGBT di oggi che lo andranno a vedere. Arriveranno a capire come noi “fratelli e sorelle maggiori” dovevamo cavarcela, sprovvisti di manuali d’istruzioni o punti di riferimento positivi?
Comprensibilmente anche oggi ci si può sentire soli o spaesati quando ci s’inizia a rendere conto di chi si è, ma grazie all’accesso alle informazioni che internet fornisce e ai servizi di supporto che l’associazionismo arcobaleno, pure se a macchia di leopardo, offre sul territorio italiano, la qualità delle nostre vite ha fatto un gigantesco passo in avanti, e le nostre lotte del passato sono servite a qualcosa. La legge Cirinnà è oramai una realtà e il dibattito sul DDL Zan occupa le pagine dei giornali e i dibattiti in TV, a differenza dell’indifferenza e della censura di un tempo.
Comunque in Estate ’85 essere gay è solo una parte come le altre della narrazione, inserita in una classica storia d’amore universale. Il cuore del racconto è il confronto tra David e Alex, le loro personalità, i rispettivi orizzonti, l’energia che intercorre. Altri elementi, inoltre, sostengono il ritmo della narrazione come i flashback e la voce fuori campo di Alex, il professore del liceo, anche lui gay e che lo aiuterà a rielaborare gli accadimenti, e Kate, ragazza inglese alla pari che farà saltare gli equilibri creando una frattura tra i giovani amanti.
Il titolo scelto da Ozon a differenza del libro non dà un’idea di quello che alla fine succede, non rivela tutto e anch’io non voglio fornire troppi dettagli per evitare di togliere il corretto gusto della scoperta. Come Alex chiunque di noi alla fine diventa i ricordi e le emozioni che si racconta.