Gruppo di famiglia in un interno giapponese. Un nuovo manga brillante racconta di un figlio gay adolescente dalla prospettiva della sua mamma che ha già capito tutto. Una storia tenera e coinvolgente, che illustra come non debbano esserci confini all’amore di un genitore per i figli.
Dovrebbe esser proibito parlare di contingenze politiche nella recensione di un fumetto, eppure non c’è migliore occasione della pubblicazione di questo manga per tirare la volata all’approvazione dell’indispensabile legge Zan contro l’omotransfobia.
Se la legge non dovesse passare, per esempio sarà molto più complicato poter far leggere nelle scuole secondarie questo gioiellino dalle spiccate valenze educative senza soccombere sotto gli strali di genitori e politici benpensanti e/o “clerico-salvinian-fascisti”, ed essere accusati di propalare la famigerata e inesistente “teoria del gender”, come già succede in molte scuole e biblioteche. Sarebbe un vero peccato.
Certo, anche i lettori più grandicelli possono già gioire del primo della serie in tre volumi di My Son is Probably Gay (Mio figlio forse è gay) del giapponese Okura, classe 1985, che da bravo autore millennial pubblica in prima battuta i suoi manga su Twitter, trovandogli solo in seguito una pubblicazione cartacea, che in questo caso è avvenuta sulla rivista nipponica Gangan Pixiv di Square Enix, e in Italia è appena stato edito da Starcomics nella collana Wasabi.
Come in Sorairo Flutter (Fremito colore azzurro cielo), il suo titolo più famoso uscito da noi qualche anno fa per Renbooks, dove il protagonista è uno studente del liceo che mette in discussione la propria sessualità chiedendosi se è gay, bisessuale o solo “curioso”, fluttuando tra diverse emozioni come una banderuola che, agitata, non riesce a stare ferma in una posizione, anche con My Son is Probably Gay Okura si mantiene su toni leggeri e spensierati.
Il manga squaderna con un ritmo impeccabile la deliziosa storia della crescita di un quattordicenne gay raccontata dal punto di vista della madre amorevole, però molto discreta, la quale ha ormai intuito tutto ma aspetta che sia il giovane virgulto a trovare il coraggio di fare coming out. Una mossa quantomeno superflua, visto che nel frattempo il giovane Hiroki manca totalmente nell’arte della dissimulazione, indispensabile per ogni “velata” che si rispetti.
La famiglia Aoyama è composta da papà Akiyoshi, spesso fuori casa per lavoro, mamma Tomoko, voce narrante della storia, e i figli Hiroki, al primo anno delle superiori e alle prese con pensieri sempre più romantici e sessuali, e il fratello dodicenne Yuuki. Le loro vite quotidiane trascorrono tranquille fra faccende domestiche, scuola e compiti.
My Son is Probably Gay è una commedia degli equivoci che diverte molto, facendo anche riflettere qua e là, mentre delinea con arguzia un ambiente familiare accogliente e inclusivo, a tratti decisamente inverosimile, soprattutto considerando la realtà del Sol Levante su certi temi.
Comunque, come Il marito di mio fratello di Tagame Gengoroh, questo è un vero (e utile) fumetto a tematica gay a differenza di una buona parte dei manga di categoria shonen ai o YAOI che, avendo dichiaratamente altri scopi e ambizioni, sfruttano un certo immaginario avvicinandosi solo superficialmente e spiegando poco la reale complessità del mondo arcobaleno.
Strutturata in brevi episodi dallo stile di disegno pulito, morbido e accattivante da cinque pagine ciascuno, formato debitore della fruizione veloce del web, che comunque anche sulla carta funziona perfettamente, la serie approfondisce in modo esemplare tutte le situazioni imbarazzanti in cui si può trovare oggi un adolescente giapponese gay ancora un po’ confuso. Non troppo diverse, in fondo, da tutte le adolescenze gay a ogni latitudine e in ogni epoca.
Nei gustosi siparietti assistiamo a situazioni dove la madre, il fratellino e a volte il padre devono fingere di ignorare certi commenti rivelatori di Hiroki sul fisico dei giocatori di baseball in TV, i suoi tentativi maldestri nello sminuire un insegnante particolarmente attraente, o nel mascherare da semplice amicizia la cotta clamorosa che Hiroki si è preso per il compagno di classe Daigo, del quale non smette di tessere le lodi.
Tomoko, il cui amore per i figli è incondizionato, nel frattempo tenta in tutti i modi di venirgli incontro spingendolo ad aprirsi da quando, mentre Hiroki era alle medie, involontariamente ha spiato sul computer la sua cronologia di navigazione in rete scoprendo così che il figlio aveva visitato siti di uomini nudi, e da qui nasce il suo comprensibile dubbio.
My Son is Probably Gay è l’esempio perfetto di come dovrebbe andare il mondo se non ci fosse bisogno di scrivere nero su bianco in una legge che le persone LGBT+ vanno rispettate e non aggredite o insultate o, come purtroppo tuttora capita anche in Italia, buttate fuori di casa a cause del loro orientamento sessuale o identità di genere. Una rinfrancante utopia che andrebbe fatta leggere di corsa ai suoi fruitori naturali, i ragazzi delle medie.