Passare le proprie giornate a nascondere di essere omosessuali? Una fase più o meno lunga della vita che accomuna tante persone in qualsiasi parte del mondo. Dal Giappone arriva un romanzo anomalo e intenso su un adolescente gay in cui chiunque si può ritrovare.
Nella letteratura giapponese non è raro trovare libri con titoli lunghissimi e anche astratti che sono tradotti, e un po’ traditi, nelle lingue occidentali in maniera succinta. Persino Ôe Kanzaburô, premio Nobel nel 1994, ha visto trasformarsi “Football americano nel primo anno dell’era Man’en” in Il grido silenzioso.
Non c’è da stupirsi se la stessa sorte è capitata al romanzo di Asahara Naoto “Kanojo ga suki na mono wa homo de atte boku de wa nai”, letteralmente “A lei piacciono gli omosessuali e non me”, pubblicato da Panini Comics nella collana Planet Manga, in un fuorviante Io e Mr. Fahrenheit, un romanzo di formazione su uno studente alle prese con il capire come vivere con serenità il proprio orientamento erotico-affettivo.
Comprimari che non formano i poli di una relazione a triangolo, sono una compagna di classe sognatrice che s’invaghisce perdutamente di lui, e un misterioso amico virtuale sieropositivo dichiarato la cui saggezza regala più punti di domanda che granitiche certezze.
Jun è un liceale diciottenne che occulta di essere omosessuale sia alla madre sia alle persone che frequenta abitualmente anche se ha una relazione con Makoto, un padre di famiglia quarantenne di cui è innamorato e che incontra per fare sesso in camere d’albergo nei rari momenti in cui quest’ultimo è libero da moglie e figli.
Nelle prime pagine del romanzo incontra in libreria Miura, una sua compagna di scuola con cui non ha mai avuto troppa confidenza, di cui scopre per caso che ama leggere storie omoerotiche BL o Boys’ Love, opere a fumetti o racconti letterari indirizzati principalmente a un pubblico femminile e focalizzati su relazioni omosessuali maschili. Narrazioni perlopiù romantiche dove sono enfatizzati anche rapporti fisici molto ardenti tra i protagonisti.
Come Jun nasconde un segreto personale, così lo fa Miura per non essere etichettata pubblicamente come una fujoshi, un vocabolo che significa “ragazza rispettabile” ma che cambiando il primo ideogramma con un altro dalla stessa pronuncia si trasforma nel termine gergale “ragazza marcia”, un modo denigratorio con cui sono definite le fan più accanite di questo genere di produzioni.
Quando lui si permette di dirle che il mondo BL è pura fantasia e che essere gay nella vita reale è tutt’altro rispetto a fiorellini e cuoricini che svolazzano intorno nelle scene romatiche conditi in seguito da penetrazioni fisiche, com’è disegnato nei manga, Miura gli risponde candidamente che il suo commento è offensivo nei confronti delle persone omosessuali, una categoria che lei idealizza non essendo interessata alla complessa realtà arcobaleno, tanto più a quella che si vive nel Sol Levante.
In effetti storicamente la cultura giapponese non contempla pregiudizi di ordine morale verso le pratiche omosessuali maschili, ma resta un paese ancora molto conservatore e pieno di contraddizioni, dove temi politici LGBT contemporanei come unioni civili o matrimonio egualitario e leggi contro l’0motransfobia hanno molta difficoltà a emergere. Pur se esiste una fiorente cultura gay prodotta all’interno della comunità, e a Tokyo c’è il secondo quartiere gay del mondo per numero di bar e locali a tema, per i giapponesi eterosessuali l’omosessualità resta un concetto astratto che non li riguarda da vicino. Di donne lesbiche, persone bisessuali o transessuali/transgender si parla ancora meno.
Rivedendosi a scuola sotto una prospettiva diversa da prima, i due si avvicinano e da quasi sconosciuti che frequentano la stessa classe senza essersi considerati troppo prima si mettono insieme. Jun vuole mettersi alla prova perché sogna di avere una famiglia con figli e nipoti e una vita “normale”. Le riflessioni narrate in prima persona miste alle emozioni e alle preoccupazioni che nascono con il passare dei giorni, soprattutto dopo che Miura s’innamorerà di lui, creeranno un doloroso percorso di crescita verso la sua vita da persona omosessuale adulta.
Miura ricevendo messaggi ambigui, invece, cercherà in tutti i modi di sedurlo, aiutata in questo da un’amica più grande, scatenando involontariamente dinamiche imprevedibili che sfoceranno in una vera e propria rivoluzione liceale alla fine dell’anno scolastico.
Al ritmo della musica dei Queen, ogni capitolo ha il titolo di una canzone del gruppo che si adatta a pennello allo sviluppo del racconto – e ne scrissero una con un titolo giapponese Teo Torriatte (Let Us Cling Together) – l’autore parla di sessualità e di pregiudizi, delle aspettative della società e delle restrizioni a esprimere la propria personalità liberamente, di cosa è considerato “normale” e di come questo ci plasmi nel bene e nel male.
Al mondo non interessa conoscere le sfumature, in quanto è più rapido e semplice affibbiare un’etichetta. Per questo motivo Sae e Jun nascondono una loro caratteristica che li definisce in maniera rilevante però non esaustiva, che se venisse allo scoperto li incasellerebbe in una generalizzazione.
Sae ci è già passata: una sua semplice passione le ha portato via le amicizie e l’ha resa oggetto di bullismo. A Jun capiterà quando gli cadrà la maschera perché il gioco delle parti non regge più e il sistema che aveva costruito si frantumerà, ma questo gli permetterà di capire come vuole realmente vivere il resto della sua esistenza.
Quello che rende questo romanzo ulteriormente degno di segnalazione è che da pagina 19, facendo entrare in scena il maturo e perspicace Mr. Fahrenheit, creando una fitta trama secondaria, inizia a trattare il tema del virus HIV e dell’AIDS molto seriamente e con una precisione degna di un corretto corso di educazione sessuale per ragazzi e ragazze.
“Mr. Fahreneit” è una citazione da un verso di Don’t Stop Me Now, dall’album Jazz del 1978, dove designa un uomo che brucia attraverso il cielo a 200 gradi e per questo lo chiamano così. Ironicamente (sic!) lui interpreta il nick che ha scelto come “l’idiota a un passo dall’ebollizione”, cosa che avviene per l’acqua a 212 gradi F, l’equivalente di 100 gradi Celsius.
Mr. Fahreneit tiene un diario online sulla sua malattia ma non mette sue foto né del viso né del corpo e non dice dove vive e la usa età. “C’erano solo tre cose evidenti: che si trattava di un maschio gay sulla ventina, che come me frequentava un uomo decisamente più grande di lui e che aveva contratto l’HIV da questa persona” commenta Jun. I due hanno una fitta corrispondenza via messaggi iniziata dopo che Jun aveva cominciato a leggere casualmente il blog la sera del primo giorno in cui aveva fatto sesso con Makoto. Anche se avevano usato il preservativo è preso dall’ansia, e conscio di sapere poco sull’argomento fa ricerche sul virus.
Purtroppo bisogna segnalare che nelle poche recensioni rintracciabili in rete questa parte che in alcuni punti diventa molto profonda non è minimamente presa in considerazione, pur se è evidente che l’autore ci tiene tantissimo visto con quanta serietà e delicatezza la descrive. Non posso veramente aggiungere altro, e leggendo il libro capirete perché.
Altri personaggi secondari s’intercalano nelle vicende di Jun e Sae, ampliando messaggi e temi che il libro vuole trattare e offrendo geniali colpi di scena. La storia ha avuto talmente successo in patria da essere stata adattata anche in un fumetto e in una serie televisiva in otto episodi per il canale nazionale NHK dal titolo Fujoshi, Ukkari Gei ni Kokuru (Confessare involontariamente di essere gay a una fujoshi). Questa lettura all’apparenza frivola e distante dai nostri canoni culturali vi aggancerà e sorprenderà per la sua onestà e trasparenza, qualunque siano la vostra età od orientamento sessuale.