Cento anni fa nasceva Touko Laaksonen, meglio conosciuto come Tom of Finland, uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo. La vastità della sua influenza sulla cultura gay, non solo sulla sottocultura leather, è incommensurabile e adesso adeguatamente riconosciuta anche dai musei.
Touko Valio Laaksonen nacque l’8 maggio 1920 a Kaarina, una piccola città nel sud-ovest della Finlandia, All’età di 19 anni si trasferì nella capitale Helsinki per studiare pubblicità, professione che fino all’inizio degli anni ’70 sarà la sua rispettabile facciata sociale. Di nascosto e inizialmente per il proprio appagamento personale dagli anni ’40 iniziò a realizzare disegni omoerotici.
Se caratteristico dei suoi uomini è essere molto virili, indossare delle uniformi, portare stivali o essere vestiti in pelle, rivoluzionarie furono le raffigurazioni del desiderio gay di maschi emancipati e felici, che godono pienamente il loro piacere e non lo considerano un problema. Un mondo libero dall’omofobia, un luogo in cui la lussuria e l’amore sono anche intimità e gioia.
Le immagini delle sue spensierate fantasie contribuirono a cambiare l’idea dell’omosessuale, da sempre visto e raffigurato come effeminato e lo stigma che ne derivava. La sua arte, e il diritto a esistere, trasmise a tante persone un messaggio positivo di accettazione del proprio orientamento in anni segnati da repressione sociale, culturale e anche legale.
Nelle sue opere s’intrecciano e giocano importanti ruoli in parti uguali sesso, politica, estetica e storia, e per questo esse sono a pieno titolo un pilastro nelle fondamenta alla base della liberazione gay. Un valore aggiunto che gli va debitamente riconosciuto, anche se non fu una sua intenzione consapevole. Un’influenza di una forza paragonabile a quella che dal 1970 avrebbero assunto i cortei dei pride, nati per commemorare e festeggiare i moti di Stonewall del 1969.
Adesso in molti paesi sono in vigore il matrimonio egualitario o le unioni civili e leggi contro l’omotransfobia, ma ai suoi tempi l’omosessualità era considerata una malattia mentale, non era ben capita dalla società in generale, e si poteva finire in prigione o in manicomio. Questo comportò che Touko e Tom furono come due persone differenti: il primo non faceva coming out pubblicamente e l’altro prendeva seri rischi se scoperto.
Nel film Tom of Finland del 2017 il regista Dome Karukoski ha portato sul grande schermo la sua vita in un biopic ben recitato da Pekka Strang nel ruolo principale. La pellicola suggerisce che le esperienze vissute da Touko/Tom come ufficiale dell’esercito durante la seconda guerra mondiale influirono sulla sua alchimia creativa facendogli nascere una passione feticistica per le uniformi, cosa che non aveva una valenza politica bensì estetica: le prediligeva perché rendono belli e maschili chi le indossa. Inoltre lui diceva: “Per me, un uomo completamente vestito è più erotico di uno nudo”.
La Finlandia fu alleata della Germania nazista e a Helsinki erano di stanza soldati e graduati tedeschi che di notte cercavano sesso furtivo e anonimo nei parchi, come dopo la fine dei conflitti lo avrebbero fatto i militari sovietici. Se arrivava la polizia arrestava chi trovava, perché l’omosessualità sarà depenalizzata solo nel 1971. Il suo sguardo “diverso” ricadeva però anche sui connazionali, una popolazione rurale composta da contadini e boscaioli, e sui motociclisti. Il suo erotismo reclamava sovversivamente tutti questi codici e sovversivamente li ribaltava.
Gli uomini in divisa, rappresentanti l’autorità costituita, dopo aver esercitato il proprio potere sul malcapitato di turno si abbandonano senza vergogna al piacere dei sensi. Per nulla dispiaciuti o pentiti, si divertono follemente con le persone che prima fermano in giro tra parchi e foreste o che portano in prigione, e che dopo invitano a farci sesso insieme. Lo fanno non solo con “esagerata” eccitazione, considerando le misure sproporzionate degli organi genitali in erezione ma anche con uno spiccato senso dell’umorismo che ridicolizza la loro carica. Creando racconti con disegni messi in sequenza, Tom of Finland contestualizza in maniera esplicita situazioni che intrinsecamente hanno già in potenza un altissimo tasso omoerotico.
Il grande salto nella sua carriera artistica e nella sua fama avverrà per corrispondenza postale con l’invio nel 1956 di alcuni suoi lavori alla redazione di Physique Pictorial, famosa rivista statunitense di genere beefcake (“torta di manzo”, termine che indica uomini dal corpo palestrato mentre fruitcake, torta di frutta, definiva in maniera denigratoria un omosessuale, N.d.A.), periodici che raggiungevano sottotraccia un pubblico gay clandestino.
L’editore Bob Mizer usava fotografie di culturisti e di modelli in pose plastiche vestiti di costumi succinti come copertura per spacciare immagini eccitanti e sfuggire all’accusa di oscenità. Queste pubblicazioni, che decantavano la salute e la forma fisica, per intere schiere di omosessuali non dichiarati erano spesso l’unica connessione consentita al proprio orientamento e desiderio, a volte dando anche una ragione per continuare a vivere.
Il nome Touko diventa un più comprensibile e di copertura Tom e in seguito, come consuetudine della linea editoriale, allo pseudonimo definitivo si aggiungerà la sua provenienza geografica (come il fotografo Bruce Bellas era Bruce of Los Angeles). I suoi disegni allo stesso tempo erotici ed esteticamente belli erano talmente apprezzati che nel 1957 uno di questi finì per la prima volta in copertina.
I lettori vedevano “omosessuali” che non si nascondono e non si camuffano ma semplicemente esistono e si godono la vita, volendosi bene anche tra loro senza sensi di colpa. Un messaggio potente considerando che nelle riviste degli Stati Uniti fu solo all’incirca dal 1964 che fu legale mostrare uomini che hanno un contatto fisico in modo affettuoso. Si poteva mostrarli mentre lottano virilmente o che si picchiano ma non che si abbracciano. Per suggerire una connessione Tom of Finland li mostrava a debita distanza che ammiccano per creare, invitare o provocare un contatto visivo. La scala del suo espressionismo quindi comporta legami di affetto, amore, umorismo, potere, dominazione.
Sin dal 1961 produsse anche disegni a tema interrazziale, assolutamente tabù negli USA ma che avevano mercato in Gran Bretagna, e anche questo è un aspetto che lo rese un innovatore. Con la depenalizzazione della nudità maschile, infine, la pornografia gay divenne più comune e il suo lavoro fu sempre più esplicito, come è mostrato nei fumetti con protagonista il motociclista Kake (un nome di persona particolarmente mascolino in lingua finlandese), che con la sua mascella squadrata, i baffi e gli abiti in pelle nera sopra una t-shirt bianca molto aderente creerà un tipico look gay degli anni ’70.
In pratica gli uomini iniziano a modellare i loro corpi in palestra e ad adeguare il loro aspetto e l’immagine che hanno di sé secondo gli ideali definiti dall’artista in contrappeso all’oppressione sociale.
Tom of Finland non era interessato al lato femminile degli omosessuali e alla sottocultura drag, non erano come si dice in inglese “la sua tazza di tè”. Non ne aveva un’opinione negativa ma semplicemente non gli interessava. Lui creò gli “uomini di Tom”, dei role model o esempi alternativi per l’intera comunità LGBT, che hanno plasmato l’identità e la sessualità di molte persone, non solo in ambito leather e BDSM.
Nel 1973 rinunciò al suo lavoro a tempo pieno come art director presso l’ufficio di Helsinki della McCann-Erickson, un’agenzia pubblicitaria internazionale, e descrisse la transizione di stile di vita avvenuta in questo periodo dicendo: “Da allora ho vissuto in jeans e vissuto dei miei disegni”.
Nel 1978 andrà per la prima volta a Los Angeles e in California il clima politico era lontano anni luce dalla Finlandia: le comunità gay e il mondo dell’arte vivevano liberamente, le persone si vestivano come volevano ed esprimevano apertamente il loro orientamento sessuale. Il mondo dei nightclub era in piena espansione e le strade erano piene di sesso, alcol e droghe, tutto quello che era eccezionale era ammirato. Era arrivato nel posto giusto al momento giusto, qui non era più Touko Laaksonen ma l’apprezzatissimo artista Tom of Finland.
Usando varie tecniche ci ha lasciato quasi 3500 lavori, di cui i più famosi sono quelli a matita o inchiostro e penna. Di recente però si sta scoprendo che la sua opera completa presenta aspetti non ancora pienamente valutati: la fotografia, i mood board a collage, gli schizzi preliminari, gli scarabocchi e anche la capacità di scrittura nella sua lingua madre. Per apprezzare appieno il talento di un(‘)artista è necessario approfondire l’intero processo creativo conservato nei suoi archivi personali, perché ne mettono in risalto l’occhio critico e le sue pratiche di ricerca.
Due mostre organizzate in Europa per celebrare il centenario della nascita hanno preferito quest’approccio alternativo. Per sottolineare il valore politico sin dal titolo, a Londra la House of Illustration ha allestito “Love & Liberation”, di cui in rete c’è una presentazione in video condotta da Durk Dehner, suo ultimo compagno (fino alla morte avvenuta nel 1991 a 71 anni), co-fondatore e presidente della Tom of Finland Foundation, e promossa dal sito di incontri fetish Recon.
La mostra a Tallin presso il centro museale Fotografiska, invece, è stata chiamata “The Darkroom”, un gioco di parole tra la camera oscura e la “camera dei giochi” presente nei locali gay. Una ricerca negli archivi della fondazione ha permesso di trovare 130 fotografie scattate personalmente da lui, tra cui dei ritratti a Robert Mapplethorpe durante una visita alla sua casa a Helsinki, e di accostarne alcune al disegno finale. Non tutte le fotografie che scattò esistono ancora, perché ne distrusse molte per proteggere gli uomini ritratti. Sempre su YouTube è disponibile un giro virtuale commentato dai curatori.
In Finlandia dagli anni ’50 fino agli ’70 il materiale pornografico fu illegale, quindi Touko/Tom era costretto a sviluppare i rullini a casa di nascosto perché ovviamente non c’erano laboratori disposti a farlo. Le foto, di suoi compagni, amici o amanti, erano come schizzi o bozzetti disegnati su un blocco di carta per trarre materiale d’ispirazione. Con esse creò molti collage anche con immagini ritagliate e assemblate da riviste hard o giornali, che lo aiutavano nella realizzazione scupolosamente realistica dei disegni a matita.
Offrendo alla maggioranza eterosessuale una sbirciata in un mondo che prima era sconosciuto e proibito per eccellenza, Tom of Finland ha persino contribuito al riconoscimento nella cultura popolare di un’estetica gay. Uno stile ripreso per esempio da Freddie Mercury (paradigmatico il video dei Queen di Crazy Little Thing called Love), da uno dei personaggi che compongono i Village People e rintracciabile anche nel video di Relax dei Frankie Goes To Hollywood.
L’arte non deve essere dichiaratamente politica per essere comunque potente in tal senso, e lui “Non voleva proclamarsi pubblicamente come attivista, ma in realtà lo era”, afferma Durk Dehner. “Era un artista che era un attivista, che penso sia di per sé un fatto unico, perché la maggior parte degli attivisti sono scrittori e politici che si esprimono con le parole. Ma come artista figurativo era un attivista”.
Il suo ascendente a livello sociale e sul nostro immaginario perdura grazie al fatto che la sua eredità artistica è curata e perseguita dalla fondazione a Los Angeles. Le poste finlandesi gli hanno dedicato un’emissione di francobolli e a teatro è stato messo in scena un musical con il suo nome. Il merchandising ha spaziato dai sex toys al tessile da casa, dalla vodka a caffè, al profumo, alle carte da gioco, ai preservativi ecc. Nel sito tomoffinlandstore.com trovate alcuni di questi prodotti e ben altro ancora.
In un’epoca anteriore alla depenalizzazione dell’omosessualità negli Stati Uniti e in molte nazioni europee, mescolando affermazione e orgoglio per una minoranza disprezzata, Tom of Finland è stato un incredibile campione della controcultura gay. La natura radicale del suo lavoro e la sua utopia sessuale, come un ponte sul corso degli eventi, sono ancora un riferimento per le comunità LGBT di tutto il mondo, anche se questo tipo di cultura quasi appartiene alla storia, perché i luoghi d’incontro all’aperto hanno perso d’importanza sostituiti dalle chat sulle app di incontri, e internet permette la libera diffusione della pornografia per ogni gusto possibile e immaginabile.
Si può comunque affermare, quasi senza possibilità di smentita, che ogni artista omoerotico contemporaneo gli è quantomeno debitore o risente dell’influenza del suo lavoro e, con i suoi disegni presenti adesso nelle collezioni permanenti di istituzioni come il Museum of Modern Art di New York, Tom of Finland ha raggiunto il giusto riconoscimento di essere uno dei più importanti innovatori visuali del ventesimo secolo.