Fra i tanti musical a tematica gay che si sono affermati negli ultimi anni mancava un prodotto tutto italiano: è arrivato in scena Smack…Bacia chi ti pare!, scritto da Tobia Rossi e diretto da Manuel Renga, con musiche di Francesco Lori e coreografie di Monica Vallini. Quattro amici aspiranti drag queen aprono un locale gay a Milano e si confrontano con omofobia, stereotipi e fantasmi privati.
Priscilla e Kinky Boots hanno ormai fatto storia e all’Apollo Theatre di Londra, in scena da due anni, abbiamo visto Everybody’s Talking About Jamie, storia di un tenero adolescente che sogna di diventare una drag queen.
Il musical a tematica gay è ormai una realtà consolidata ma non ne esisteva uno tutto italiano, autori, testi e musiche comprese. A questa carenza hanno supplito i giovani Manuel Renga e Tobia Rossi, uniti da anni in un sodalizio artistico che nel recente passato ha prodotto lavori come Portami in un posto carino e La mia massa muscolare magra, entrambi focalizzati su personaggi omosessuali, e nella scorsa stagione La cosa brutta.
Manuel ha formazione e lunga esperienza di regia, materia che ora insegna alla scuola Paolo Grassi di Milano, è co-diretttore artistico del Teatro Libero, coraggioso spazio milanese, e ha anche prestato il suo volto alla pubblicità per alcuni spot assai popolari. Tobia, drammaturgo formatosi nell’ambito del CRT Centro Ricerche Teatrali e con gli insegnamenti di Giuseppe Manfridi e Mark Ravenhill, oltre a testi di prosa di successo si è cimentato con libretti per commedie musicali e l’opera lirica, tiene infine corsi e laboratori di drammaturgia in qualità di tutor.
Dalle loro forze congiunte è nato Smack – Bacia chi ti pare!, il primo musical gay tutto italiano in scena al teatro Leonardo di Milano sino al 14 aprile. È la storia di quattro amici omosessuali che decidono di aprire e gestire un locale, lo Smack, incontrando ostacoli di ogni genere e fronteggiando imprevisti che sconvolgeranno anche il loro privato. Per saperne di più incontriamo Manuel e Tobia.
Ci raccontate perché la vostra scelta per un nuovo progetto è caduta su un musical?
Manuel: L’Idea è venuta dalla collaborazione tra Tobia e Francesco Lori, autore delle musiche e anche vocal coach, che hanno deciso di “costruire” questo musical alternativo e poi mi hanno coinvolto. Le tematiche sono quelle LGBT che abbiamo già esplorato in passato nel corso del nostro sodalizio artistico. L’intento è quello di rivolgersi a un pubblico più ampio possibile, infatti la frase totem dello spettacolo è “bacia chi ti pare” che è anche il sottotitolo, cioè l’importanza di essere se stessi al di là delle differenze di genere. La scelta del musical, una forma d’intrattenimento nazional popolare, ci pareva il mezzo migliore, più immediato della prosa. Il linguaggio è più variegato e la musica riesce ad arrivare a livello dei sentimenti più velocemente del testo che invece deve passare attraverso il cervello, inoltre la musica e le coreografie sono strumenti teatrali in più.
Tobia: Da tempo nel mio lavoro sto portando avanti progetti e storie legate alla tematica gay, ma nel 2014 ho incontrato anche il teatro musicale, sia dal punto di vista del musical che da quello dell’opera contemporanea: applico dunque lo storytelling in questo campo. Per Smack ho provato a mettere insieme questi due miei interessi: vedendo il musical come un genere aperto e popolare, destinato a un vasto pubblico, in modo possa fare da cavallo di Troia per raccontare temi del nostro contemporaneo che possono essere scottanti o poco pacificati. Un genere come questo musical comedy è accessibile, mette in evidenza i sentimenti e dà modo di raccontare questi temi giocando, facendo leva sul coinvolgimento grazie alla musica e la semplicità di codici e linguaggio.
Qualche cenno sulla trama?
Tobia: Sono partito dall’idea di raccontare una storia gay milanese in musical, illustrando l’ambiente omosessuale di questa città. Mi sono ispirato alla mia esperienza di frequentatore di locali, serate, associazioni, perché i nostri protagonisti gestiscono uno spazio piuttosto improvvisato dove, se da un lato si esibiscono come drag queen, dall’altro cercano di fare attivismo nel campo dei diritti e della comunicazione. Le difficoltà di portare avanti questa impresa li metteranno a dura prova non solo dal punto di vista d’imprenditori ma soprattutto da quello personale. I quattro personaggi sono archetipi, potremmo dire stereotipi: troviamo per esempio il supercamp che ama travestirsi, l’impegnato ossessionato dall’attivismo e così via. Stereotipi che però saranno messi in discussione, smontati e fatti detonare, maschere che nascondono fragilità, solitudini e anche grandi amarezze.
Qual è il messaggio che desiderate veicolare al pubblico?
Manuel: Il musical affronta una serie di temi molto ampi: dal bullismo all’omofobia, la difficoltà del coming out, l’influenza degli stereotipi di genere, il senso delle categorie “maschile” e “femminile”, insomma tutti quei problemi che un omosessuale si trova ad affrontare nel quotidiano, anche in una grande città come Milano, dove la vicenda è ambientata. Alla luce di queste tematiche vorremmo invitare gli spettatori ad amare chi vogliono, a capire quanto sia essenziale sentirsi liberi di esprimere la propria natura: da questo potrà nascere solo del bene.
Tobia: La commedia si fa carico di questioni che riguardano il nostro contemporaneo: dalla diffidenza, alla confusione generale, l’odio che vediamo seminare in giro, la stessa omofobia, incarnata dalla proprietaria del locale che diventa omofoba senza mai esserlo stata. Una donna insicura che si fa muovere dal vento che tira, anche lei vittima della confusione ideologica. Il messaggio sottolinea il tema dell’identità, il volerla rappresentare senza paura, inibizioni e giudizio. “Bacia chi ti pare” è un chiaro simbolo della libertà totale dalle etichette, condizionamenti e costrizioni, sempre all’insegna del divertimento ironico e autoironico.
Avete debuttato proprio alla vigilia del Congresso Mondiale delle Famiglie tenutosi a Verona: come avrebbero reagito i vostri personaggi a questa provocazione?
Manuel: Al musical lavoriamo da due anni e mai avremmo immaginato di trovarci tanto vicini a un evento così estremo. Se parliamo di famiglia anche nel musical quest’aspetto viene trattato: i cinque amici che gestiscono il locale hanno relazioni e comportamenti diversi con i loro nuclei familiari: c’è il ragazzo pugliese che ha un rapporto difficile con i suoi, tenuto vivo solo via Skype, mentre quello milanese ha con loro un rapporto sereno.
Tobia: Di sicuro si chiederebbero come si è potuti arrivare a questo punto e cosa si è sbagliato, poi quali operazioni si potrebbero fare nel nostro piccolo per combattere questo feroce oscurantismo.
Trovate difficoltà a portare in giro per l’Italia i vostri lavori?
Manuel: Un esempio lo posso fare con Portami in un posto carino, forse lo spettacolo che Tobia e io abbiamo amato di più. Parla di omosessualità in modo tanto semplice, disarmante e delicato che nessuno di noi si era mai posto la questione se poteva incontrare reazioni negative di chiusura sull’argomento. Ebbene, dopo tre stagioni di seguito a Milano con grande successo, siamo riusciti a stento a fare una piccola tournée di una decina di date in provincia: rispondendo alla domanda di cosa trattava la pièce, la prima reazione era quella di diffidenza. Gli operatori si chiedevano se il loro pubblico avrebbe apprezzato, se fosse preparato a questo tema e così via, finendo spesso con un netto rifiuto. È troppo grande il divario tra Milano e il resto del paese.
Come avete selezionato gli interpreti?
Manuel: Il nostro progetto vede in equilibrio il recitato, la danza e il canto: bisognava dunque trovare attori e attrici che fossero all’altezza di tutte queste abilità, cosa non facile nel panorama italiano. Chi aveva competenze di musica e ballo, difficilmente ne possedeva nella recitazione e viceversa chi se la cavava con il recitato a malapena canticchiava e ballicchiava. Non è stato quindi facile. Abbiamo fatto provini per quattro mesi vedendo un centinaio di candidati provenienti dal mondo del musical e da quello del teatro e siamo arrivati alla conclusione di comporre un cast misto con performer di musical e attori di prosa. È un esperimento di cui al momento siamo soddisfatti.
Tobia: Durante il casting ho addirittura riscritto alcuni personaggi in base alle caratteristiche delle persone incontrate. Facendo qualcosa di totalmente inedito, abbiamo vissuto i provini come un’occasione per incontrare nuovi collaboratori su cui anche modellare dei personaggi, come accaduto per uno di loro.
Che tipo di promozione state privilegiando?
Manuel: Fatto salvo il sostegno di MTM Manifatture Teatrali Milanesi che è una realtà molto radicata nel territorio e ci sta sostenendo moltissimo, stiamo anche facendo una serie di serate all’interno dei locali LGBT con un piccolo assaggio musicale e lasciamo abbondante materiale informativo.
Tobia: Vorremmo un pubblico trasversale al di là del mondo gay: è uno spettacolo per giovani e anche per le famiglie, quelle tradizionali e quelle arcobaleno…